La guida di oggi vi condurrà attraverso le situazioni più spassose e i personaggi un po’ sopra le righe di uno dei più grandi geni della commedia latina: Plauto. Ma prima di tuffarci nelle sue storie divertenti, facciamo un salto un po’ più indietro nel tempo per capire il contesto in cui questa comicità è nata… il teatro nell’antica Roma!
Un tuffo nel passato: il teatro nell’antica Roma
Il teatro nell’Antica Roma era un tipo di spettacolo principalmente legato all’intrattenimento delle masse. A Roma spopolano infatti gli “anfiteatri”, cioè questi “doppi teatri” – oggi le chiameremmo “arene” – dove avvenivano i combattimenti dei gladiatori e giochi circensi.
Infatti tutto ciò che chiedeva il popolo romano erano “panem et circenses”, pane e giochi circensi, divertimento.
Mentre la tragedia era una cosa prettamente greca, destinata a un pubblico più colto, nell’Antica Roma il genere che in teatro spopolava maggiormente era la commedia.
Il pubblico che voleva divertirsi andava a teatro per vedere le commedie di alcuni dei più grandi commediografi latini dell’antichità, tra cui il nostro Plauto.
Plauto: il re della commedia
Entriamo ora al centro del nostro discorso: Plauto! Nato nel III secolo a.C., quest’uomo ha rivoluzionato l’arte della comicità latina. È come il comico di oggi che sa far ridere tutti, dai bambini agli anziani, con battute veloci, personaggi memorabili e situazioni incredibili.
Eppure, non ha inventato nulla: le commedie di Plauto che tanto facevano ingrassare dal ridere i romani non erano altro che rifacimenti in latino di commedie greche!
Plauto non “traduceva” solo il testo dal greco in latino, ma la sua era una vera e propria riscrittura – e di conversione – teneva conto della diversa cultura di appartenenza del pubblico che ne avrebbe fruito.
A volte, Plauto amava mescolare diversi canovacci di opere greche, facendo credere di essersi cimentato in un’opera originale.
Il Karma certe volte gira… le commedie di Plauto saranno d’ispirazione per i commediografi del Rinascimento. Ricordiamo ad esempio la Cassaria di Ludovico Ariosto, che prende ispirazione dalla Pentola d’oro di Plauto. Anche altri drammaturghi sono stati influenzati da lui, come Shakespeare e Molière. Più recentemente, negli anni ’60, Stephen Sondheim ha scritto e composto un musical ispirato al Miles glorious: A Funny Thing Happened on the Way to the Forum (in italiano Dolci vizi al forum) che ha vinto ben sette Tony Awards.
Come dicevo: il karma, Plauto! Il karma!
Le caratteristiche delle commedie plautine
– Personaggi stereotipati. Come anche il teatro greco, il teatro romano si realizzava con l’uso di maschere. Nell’epoca di Plauto infatti iniziano a formarsi dei tipo fissi, degli archetipi che percorrono la commedia dell’arte. In particolare, nelle commedie di Plauto sviluppa il personaggio del servus callidus, il servo intrallazzatore – un individuo abile, affezionato ai padroni, sempre conscio della situazione, motore della vicenda. Insomma: un Arlecchino ante litteram! Ovviamente l’archetipo era già presente nelle commedie greche, come ad esempio in diverse opere di Aristofane. Tuttavia, il merito di Plauto è quello di renderlo da un elemento di contorno a un vero e proprio personaggio, autore delle beffe e dei piani per favorire gli incontri amorosi del giovane padrone a cui è affezionato.
– Lingua vivace. Dialoghi veloci, battute pungenti e giochi di parole che ancora oggi incontrerebbero il gusto del nostro pubblico. Infatti, Plauto non si risparmia su nulla: le battute a sfondo sessuale sono spudorate e senza filtri, e alcune di loro oggi ci parrebbero quasi uscite da dei Cinepanettoni!
Questo perché le commedie erano pensate per un pubblico di bassa estrazione. Nonostante questo, però, Plauto non si risparmia alcune perle di fine umorismo che avrebbero di certo accontentato anche il più spocchioso e altero dei patrizi romani, mettendo in sostanza tutti d’accordo!
– Sberleffi sociali. Attuando una “traduzione” di certe opere sia linguistica, sia culturale, leggendo le commedie di Plauto possiamo immergerci nel tessuto sociale dell’Antica Roma. Plauto racconta molto bene quelle che sono le differenze tra le classi sociali e come queste vivevano e si rapportavano l’una con le altre. L’abilità di Plauto stava proprio nel giocare su queste differenze tra i ceti, velando la sua comicità di una leggera, quasi impercettibile critica sociale.
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