La maschera teatrale. Questo misterioso oggetto…

La maschera teatrale. Questo misterioso oggetto…

È facile vederla in giro nel nostro ambiente: spesso in coppia, una sorridente e l’altra triste, la maschera teatrale è forse l’elemento più caratteristico del teatro.

Anche il logo del nostro corso di recitazione ne raffigura due, anche se anomalamente entrambe sorridenti (o meglio divertite!).

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Ma com’è nata la maschera teatrale? Quali sono le origini di questo così affascinante elemento?

L’ORIGINE DELLA MASCHERA TEATRALE

Prima di arrivare al vero e proprio teatro e alla maschera neutra, dobbiamo ricordare che fin dall’antichità le maschere venivano utilizzate durante riti, cerimonie sacre e altre celebrazioni importanti.

Colui che la metteva (il sacerdote o aderente al culto) veniva visto dai partecipanti come la personalità che la maschera rappresentava e non come l’attore che la interpretava.

Infatti, non potendo riconoscere il volto di chi la indossava, quest’ultimo veniva trasformato agli occhi degli altri in un altro essere. E anche in questo stava la magia!

LE PRIME MASCHERE TEATRALI

Le vere e proprie maschere teatrali risalgono al V secolo A.C. presso Atene.

Venivano usate durante le rappresentazioni tragiche, comiche e satiresche e avevano principalmente due funzioni:

– quella tecnica, che permetteva all’attore di amplificare la propria voce

– quella scenica, che dava un carattere ai personaggi.

Infatti un attore doveva spesso interpretare più ruoli (sia maschili che femminili) e doveva essere facilmente riconoscibile dagli spettatori.

All’inizio la maschera non veniva dipinta.

Col tempo venne differenziata quella maschile (nera) da quella femminile (bianca).

Infine vennero introdotti nuovi colori ed espressioni, che andarono a rappresentare sempre più caratteri e personaggi, maggiormente caratterizzati e definiti.

Le principale tipologie di maschere greche erano i vecchi, i giovani, gli schiavi e le donne.

LA MASCHERA TEATRALE NELLA COMMEDIA DELL’ARTE

Come nel teatro greco e latino, anche nella commedia dell’arte la maschera teatrale (unita al costume) serviva a rendere riconoscibili i personaggi dal pubblico.

Questi ultimi infatti erano molto stilizzati e caratterizzati, come lo era la maschera stessa e il costume che la accompagnava. Infatti nella commedia dell’arte si parla di maschere per intendere in generali i personaggi, indipendentemente dal fatto che ne indossino una o meno.

Ecco un mini-elenco delle maschere più conosciute, con l’eventuale città d’origine:

– Zanni, la più antica maschera del servo

– Arlecchino, il servo imbroglione (Bergamo)

– Balanzone, il dottore presuntuoso (Bologna)

– Brighella, il servo furbo (Bergamo)

– Colombina, la serva maliziosa (Venezia)

– Pantalone, l’anziano mercante (Venezia)

– Pulcinella, il servo sciocco e malinconico (Napoli)

Per un elenco più approfondito vi consiglio di visitare la pagina di Wikipedia.

Il successo delle maschere nella commedia dell’arte proseguì fino a quando Carlo Goldoni, nel XVIII secolo, mise in atto la sua riforma del teatro, nella quale conferì ai personaggi un’individualità sempre più marcata.

LA MASCHERA TEATRALE NEL TEATRO Nō

Da sempre anche il teatro giapponese, il Teatro Nō, utilizza la maschera come elemento fondamentale, anche se ad indossarla è solo il personaggio principale e pochi altri.

La particolarità di questo tipo di maschera sta nel fatto che è scolpita in modo tale che a seconda della posizione della testa dell’attore e dell’illuminazione si producano mutamenti espressivi.

Una curiosità: ogni spettacolo Nō è preceduto da una specie di venerazione nei confronti della maschera, in modo che l’attore possa incarnare al meglio il suo personaggio.

LA MASCHERA TEATRALE NELL’EPOCA MODERNA

Fu grazie all’incontro fra due grandi artisti del 900 che la maschera tornò ad essere utilizzata nel teatro moderno.

Infatti nel 1945 Jacques Lecoq, celebre attore teatrale e mimo francese, incontra Amleto Sartori, scultore e poeta italiano. Dal loro interesse comune per l’argomento nacque una nuova idea per recuperare e utilizzare questo antico elemento comunicativo.

Lecoq disse che la maschera doveva cancellare (neutralizzare) l’espressione del volto dell’attore. Così Sartori riassunse nella maschera neutra la filosofia dell’attore francese.

Il suo grande successo fu soprattutto merito del Piccolo Teatro di Milano, che portò la creazione dei due artisti in tournèe influenzando numerosi artisti e registi internazionali.

Prima di salutarvi… Visto che abbiamo parlato di maschere teatrali… Vi rivelo un’altra piccola curiosità:

C’è ancora una conosciutissima maschera di cui non abbiamo ancora parlato.

Si tratta di quella persona che, quando andate a teatro, vi fa gentilmente (si spera :D) accomodare al vostro posto.

Sì, la maschera, appunto!!!

E perché si chiama così?

Nei teatri veneziani del ‘700, tali inservienti portavano anch’essi una maschera e un tricorno. Ecco svelato l’arcano!

Spero di aver risposto alle vostre eventuali domande, altrimenti commentate pure qui sotto!

Se di vostro interesse ne riparleremo sicuramente e più approfonditamente in futuro in un altro articolo.

E chissà che questo argomento, in maniera molto più pratica, non venga affrontato anche nel nostro corso di teatro… In tal caso… Ti aspetto! 😉

2 thoughts on “La maschera teatrale. Questo misterioso oggetto…

  • 17 Gennaio 2018 at 16:44
    Permalink

    Molto semplicemente: ho trovato il particolare che cercavo chiaramente espresso al sottotitolo: “Le prime maschere teatrali”….mi interessava “la funzione tecnica” grazie.

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    • 17 Gennaio 2018 at 21:29
      Permalink

      Ciao Iolanda!
      Grazie per aver letto il nostro articolo 🙂

      Essendo i teatri antichi molti grandi e gli ultimi spettatori molto lontani (anche 100 metri!), gli attori dovevano farsi sentire.
      Purtroppo per loro non esistevano ancora i microfoni 😀

      Ad aiutarli c’erano sia la struttura e la geometria del teatro, costruito appositamente per dare un’acustica di ottimo livello, sia la conformazione della maschera, che fungeva praticamente da megafono.
      Coprendo anche la zona intorno alla bocca, creava una cassa di risonanza in grado di amplificare la voce a tal punto da arrivare fino alle file più lontane.

      Se hai altre domande ti risponderò più che volentieri 😉

      Reply

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