Come nasce il carnevale?

Come nasce il carnevale?

Come nasce il carnevale? Non tutti sanno che in realtà il carnevale nasce dal teatro, o meglio, dalle forme di teatralità che si sono diffuse nel Medioevo.
Quindi ecco una breve storia del carnevale dal Medioevo al presente!

Antefatto: i riti pagani e la chiusura dei teatri

Attenzione: non è vero che il carnevale era una festa pagana. Tutt’al più si potrebbe dire che è il teatro ad avere origini pagane. Questo nel Medioevo lo sapevano. Dunque, dopo l’affermarsi del cristianesimo i capi della Chiesa s’impegnarono a eliminare tutte le tradizioni pagane. Per prima cosa, furono bandite le rappresentazioni teatrali e chiusi i teatri.

Il teatro e la festa nella civiltà pagana

Dovete sapere che i periodi di festività nelle civiltà contadine erano legati al ciclo naturale delle stagioni: l’inizio dell’inverno (che segna il termine del raccolto), la fine dell’estate (che ne segna invece il periodo di inizio), eccetera. Il cambio delle stagioni influenzava perciò il tenore di vita degli abitanti dei villaggi contadini. Per questo si era soliti festeggiare in corrispondenza dei solstizi, cioè i cambi di stagione.

La Chiesa si appropriò, dunque, dei “periodi” di festività pagane e, anziché cancellare del tutto queste feste, le sostituirono con ricorrenze cristiane. Non è un caso che, sebbene Cristo non sia nato davvero il 25 dicembre, la Chiesa abbia ufficializzato l’inizio del periodo natalizio nei primi giorni di inverno, in corrispondenza della fine del raccolto.

Quindi il carnevale nacque per trovare un “rimpiazzo” accettabile ad una festa pagana legata alla fertilità. La festa da rimpiazzare aveva luogo tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, per inaugurare la semina, ed era la falloforia. In cosa consisteva la festa? Nell’adorazione del pene maschile. (Non sto scherzando, abbiamo le prove documentate con tanto di disegnini).

Durante questa festività (tra le tante cose) avvenivano le messinscene di spettacoli comici basati sul corpo grottesco dell’attore e la comicità erotica. Tutti gli storici del teatro ad oggi convengono che questi spettacoli altro non fossero che gli antenati diretti dei cinepanettoni.

Le feste dei folli

Come potrete immaginare, la Chiesa censurò la questione dei peni immediatamente. Ma come? Semplice: bastò trasformare l’auspicio alla fertilità tipico della falloforia in una grande, occasionale, parodia della trasgressione pagana. Così venne permesso ai fedeli, in corrispondenza di alcune festività, di sperimentare le debolezze della carne tramite alcuni giochi “teatrali” basati sui ruoli: le feste dei folli.

Le prime feste dei folli nacquero, in forma embrionale, negli ambienti monastici e studenteschi. In seguito, si diffusero nel resto della comunità, diventando una festa popolare a tutti gli effetti. Queste feste si chiamavano dei “folli” perché celebravano il caos. Le operette che si inscenavano, infatti, si facevano beffa della gerarchia sociale normalmente costituita. Come? Ribaltandola!

Durante la festa dei folli, un asino poteva diventare magistrato, ad esempio. O un buffone poteva diventare papa, come succede ad esempio nel musical di Notre Dame de Paris: Quasimodo, il campanaro gobbo e deforme, viene goliardicamente nominato papa durante la festa dei folli. Il più goffo e deforme individuo, per principio del caos, diventava quindi il più alto in grado.

Il carnevale e il mascheramento

Dallo stesso principio delle feste dei folli deriva il carnevale, anche se questo si diffonde da subito nelle aree urbane, specialmente tra i signori della classe “alta”. La parola significa letteralmente “festa della carne”. Elemento principale a contraddistinguerlo dalle feste dei folli era il mascheramento. Le maschere che si indossavano inizialmente avevano sembianze animali.

Nascondere il viso dietro una maschera non umana permetteva a colui che la indossava di ridursi, una sola volta l’anno, al pari delle bestie. Solo in questa veste ci si poteva concedere i più beceri piaceri carnali, come ad esempio… il ballo! (Sconvolgente, vero? Ma erano altri tempi…)

Il carnevale e la farsa

Verso il 1400 nasceva la farsa carnevalesca. In Germania, in Francia e nella Pianura Padana, durante il carnevale, si era diffuso un vero e proprio genere teatrale basato sui caratteri: tipologia fisse di personaggi i cui difetti, accentuati al massimo, li rendevano grotteschi al pari di animali.

Il carnevale diventava quindi un pretesto per travestirsi con costumi che rappresentassero un ruolo nella società borghese: il Cavaliere, il Dottore, il Servo, etc. In seguito, visto che “a carnevale ogni scherzo vale”, si mettevano in scena veri e propri spettacoli in cui il Servo riusciva a fregare il suo padrone, il Dottore diventava un ciarlatano e il Cavaliere dimostrava d’essere, a conti fatti, un pallone gonfiato.

Da questo schema di personaggi-tipo, caratteri e dinamiche di ribaltamento sociale nasceranno i primi spettacoli costruiti su canovacci, e quindi le prime compagnie di comici professionisti. Ecco perché alcune “maschere” tradizionali del carnevale sono anche famose maschere della Commedia dell’Arte (come ad esempio Pulcinella o Arlecchino).

Gli spettacoli farseschi in alcune zone del Nord Italia, inoltre, diventarono itineranti. Le farse venivano messe in scena su praticabili mobili trainati da asini o spinti dagli stessi attori: gli antenati dei nostri carri di carnevale. In particolare, i carri diventano tipici del folklore carnevalesco nelle zone limitrofe tra Bologna e Ferrara.

Il carnevale di Cento, ad esempio, è tutt’oggi famoso in tutto il mondo proprio per la tradizionale sfilata dei carri!

 

 

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